Per l’esattezza, 528 anni e 94 giorni (che diventano 104 se si vogliono condiderare anche i 10 giorni che, nell’ottobre del 1582, papa Gregorio XIII soppresse nel passaggio dal calendario Giuliano al suo per recuperare il divario che si era venuto a creare nel corso dei secoli e riportare l’equinozio di primavera alla data stabilita dal Concilio di Nicea, ovvero il 21 Marzo).
Mi chiedete di cosa stia parlando? Ma del banchetto che il 28 gennaio 1487 Giovanni II Bentivoglio statuì per celebrare le nozze del figlio Annibale II con Lucrezia d’Este, primogenita naturale di Ercole I d’Este duca di Ferrara. Forse qualcuno potrà non essersene accorto, o non averne avuta contezza, ma la sera del 2 maggio 2015 (cinquecentoventotto anni dopo, appunto), nelle splendide sale di Villa Beatrice, ad Argelato, la Compagnia del Borgo del Diavolo ha dato vita alla rappresentazione di questo storico evento nel quale sono intervenuti sessanta commensali che hanno potuto condividere con noi il vero significato di “rievocazione storica”. E’ stata un’impresa davvero complessa che, senza l’appoggio assolutamente fondamentale della amministrazione tutta del Comune di Argelato e della sensibilità per la cultura dell’Emilbanca, non avrebbe potuto sicuramente avere luogo. Un progetto forse temerario, quello di tentare di ricreare, nella splendida dimora rinascimentale rappresentata da Villa Beatrice, l’atmosfera, i suoni, i colori, i sapori di un evento tanto lontano nel tempo. Cinquecentoventotto anni appunto, ma chi ha deciso di partecipare alla rievocazione del banchetto, ha abbandonato il mondo moderno una volta salite le scale della Villa; si è inoltrato tra le sale attraverso armi e stoviglierie rinascimentali di una piccola mostra all’uopo allestita, “In punta di spada e di forchetta nell’Italia del XVI secolo”, aprendo poi la vista sulla sala imbandita secondo lo stile rinascimentale, condividendo con gli altri commensali non solo le atmosfere ricreate da Ufficiali di sala, Ufficiali bottigliari, Siniscalco, vivandiere, danzatrici e musiche d’epoca, ma anche inusitate etichette e movimenti di apparecchio e sparecchio per il servizio delle vivande che, unitamente al lavaggio delle mani nei grandi acquamanili ricolmi di petali di rose, probabilmente non conoscevano, mentre nelle fumose e sotterranee cucine, come nella fucina di Marte, Luca Soli da Savignano, Grande Cuoco e anima nera della rappresentazione, ammaniva con i suoi aiutanti, distante dagli occhi di tutti, le sue portate. Il servizio delle vivande ha ovviamente rispettato sia nell’aspetto che nei sapori e negli ingredienti la realtà storica di quella lontana serata. Anche gli intervalli tra le portate, riempiti dai balli davvero travolgenti delle giovani quanto abili danzatrici della scuola Asd-Aps Progetto Danza DEF di Bologna, dalla grazia della signora Alina Ferrari che ha riproposto raffinate danze che hanno fatto rivivere le atmosfere dell’impero Ottomano, dagli equilibrismi degli abili trampolieri del nostro Borgo, hanno contribuito al positivo esito della rappresentazione.
E’ facile, quando tutto fila liscio, lasciarsi trascinare dall’entusiasmo dimenticando quante e quali siano state le difficoltà che si sono presentate e che si siano dovute affrontare e vincere per raggiungere un pieno successo. Quando tutto fila liscio pare che difficoltà non ce ne siano state, che tutto sia stato facile e scorrevole. Ma quanto è distante questo giudizio dalla realtà! Per questo riteniamo che si debbano ringraziare ancora tutti coloro che hanno collaborato, ciascuno per la propria parte, che hanno fatto davvero squadra con noi, dall’amministrazione comunale di Argelato ad Emilbanca, dai danzatori a ciascuno dei nostri iscritti, perché ciascuno, nel proprio ambito, ha contribuito alla solida costruzione di questo evento risultandone parte fondamentale. E mi metto nei panni di coloro che hanno creduto sulla parola al progetto di questi quattro matti del Borgo del Diavolo, che ci hanno dato fiducia sulla parola , che insieme a noi ed al nostro presidente Michele de Lorenzo non hanno esitato a metterci faccia, nome, cognome e, vorrei dire, indirizzo. Già avevamo prodotto rievocazioni di banchetti storici in altre province, ma questa volta volevamo sfatare il triste quanto umiliante “nemo profeta in patria”. Grazie davvero, sperando che che questo sia solo l’inizio di una collaborazione su progetti ancora più ambiziosi, tenendo conto che la nostra Compagnia ha affrontato la rievocazione datata dei banchetti proprio per arricchire e completare, con questa ricerca, le proprie capacità di rievocazione storica, per renderla cioè a 360°, come oggi si suol dire. Non solo combattimenti e assedii, non solo assalti con spade picche ed alabarde, non solo artiglierie e campi militari: la Storia, con la maiuscola, si rievoca anche nella rappresentazione fedele di immagini di vita non eclatanti come le battaglie ma egualmente fondamentali. La rivincita della storia con la minuscola. E se la rievocazione ottiene successo, questa è la più grande ricompensa per tanti mesi di ricerche e studi mirati e pignoli per avere contezza di ogni particolare. E ci sentiamo tutti dei piccoli Prometeo consegnando il segreto del fuoco agli umani.
Come prima di una rappresentazione teatrale, o di ogni altro momento di grandissima importanza, l’adrenalina scorre a fiumi e ti fa desiderare che il momento iniziale del cimento si allontani il più possibile, così questo sacro terrore ci ha sovrastato prima di accogliere i nostri commensali. Ma una volta intrapresa l’azione ed esserci accorti che tutto procedeva secondo quanto era stato meticolosamente previsto, abbiamo iniziato a dolerci che il tempo fuggisse così veloce, volevamo trattenerlo quasi desiderando che il banchetto non finisse così presto, proprio perché da questo stavamo pregustando il giusto appagamento per tanti sforzi.
Mi è rimasto un doveroso ultimo “grazie” da rivolgere ad una persona davvero importante, importantissima direi, che, alla fine della cena, quando il palcoscenico si è svuotato, come succede a teatro, mi è apparsa per un attimo, quasi sorridente, soddisfatto in volto, nella sala del camino di Villa Beatrice mentre un poco di tristezza prendeva il sopravvento nel mio animo perché tutto era terminato. Una persona che, dal suo segreto e recondito sito, sicuramente ci ha messo lo zampino per la buona riuscita della serata; parlo di Voi, mio Signore Giovanni Bentivoglio, che siamo assolutamente convinti abbiate voluto aiutarci in questa impresa, unitamente al Vostro Annibale. E grazie anche a Madonna Ginevra Sforza ed alla dolce Lucrezia per averci sostenuto. E siamo certi della Vostra benevolenza, mio Signore, perché pensiamo siate rimasto ben contento che qualcuno Vi abbia celebrato in cotal modo nella Vostra terra bolognese dubitando che tal benefizio Vi sia mai occorso. Siete stati i nostri Lari, i nostri Numi tutelari della casa che ci hanno appoggiato nell’impresa.
Bene, credo di avere portato a termine il compito affidatomi di ringraziare tutti. Se qualcuno ho tralasciato, chiedo venia, non l’ho davvero fatto apposta. Ci conforta, nel continuare la nostra opera di ricerca storica, quanto affermato da Giorgio Vasari, famoso autore de “Le Vite”, in un altrettanto lontano1550: “Solevano gli spiriti egregii in tutte le azzioni loro per uno acceso desiderio di Gloria non perdonare alcuna fatica, quantunche gravissima, per condurre le opere loro a quella perfezzione, che le rendesse stupende, et maravigliose a tutto il Mondo: né la bassa Fortuna di molti poteva ritardare i loro sforzi, del pervenire a Sommi gradi, sì per vivere onorati et sì per lasciare ne tempi avenire eterna Fama d’ogni rara loro eccellenza”.
Aspettiamo tutti voi alla prossima avventura con la stessa fermezza e la determinazione di questi bellicosi mercenari quali noi siamo, affinchè risuoni, per mille anni ancora, tra i contadi e le sparse borgate di questa terra d’Argelato, impetuoso e potente, il grido di guerra:
Borgo del... DIAVOLO !!!!!!!!!
Marco Govoni
Per il Borgo del Diavolo